giovedì 30 dicembre 2010

Lo sdegno finalmente.

"Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile". Aristotele

Lo sdegno finalmente. Il disgusto mi cova dentro come un serpente che aspetti di cambiare pelle palesando il suo involucro dismesso al mondo intero.

E' una febbre che mi consuma l'anima. Sono stata curata sì, ma la terapia non ha fatto altro che tenere aperta in profondità la ferita.

Non potendo amputare me stessa la piaga sta andando in cancrena o forse sta soltanto formando un involucro putrido che lascerò davanti la porta della Chiesa, e dentro chi con tanta leggerezza mi ferì fino a dilaniarmi.

Immagino il prete pronunciare il fatidico "Se c'è qualcuno che si oppone a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre". Un matrimonio certamente in pompa magna, la riscossa davanti alla mamma, ai parenti e alla comunità tutta, nonché al figlio già arrivato, perché in alcune circostanze " La catena del matrimonio è così pesante che a volte bisogna essere in tre per portarla".

Mi scopro a desiderare che il seme avvizzisca nel suo stesso ventre che gonfio di vita esploda, ma sarebbe un ingiusto desiderio verso chi già avrà la sua condanna nel nascere figlio di tanta madre.

Felicitazioni.
F.

mercoledì 29 dicembre 2010

Se mia madre fosse un genere letterario

"L'isteria è possibile solo con un pubblico". Chuck Palahniuk


Se mia madre fosse un genere
letterario sarebbe certamente
il realismo isterico, dove tutto
è autobiografico e ridondante-
mente narrato con continue
digressioni dal tema principale.
Finì così che la madre del
realismo isterico fece due figli
sordi e si accompagnò ad un
marito distratto.

L'omosessualità spiegata a mia nonna...

* Proverbio abbruzzese: il vecchio non voleva morire perchè di più ne voleva sapere.

Il sogno di un mio amico londinese consiste nell'avere abbastanza tempo per viaggiare in giro per il mondo e correggere tutti gli strafalcioni grammaticali nonché gli errori di spelling della lingua inglese utillizzata all'estero per comunicazioni di varia natura. Vorrei fare lo stesso io con gli errori più diffusi sull'omosessualità, soprattutto nei mass media.

Che c'entra mia nonna? Ad un pranzo domenicale mia nonna ridendo sorniona chiede a mia madre "Marì, hai saputo che adesso anche le femmine possono essere gai? L'ho sentito ieri alla televisione". Mia madre risponde prontamente "Ma' non solo le femmine, pure i maschi". Lo sa bene mia madre che ne ha due in casa, un maschio e una femmina, per non farsi mancare niente! E nonna "Si si, dei maschi si diceva pure di qualcuno al paese ma le femmine è proprio una moda nuova! L'ha detto un professore ieri su canale 5. Ju vecchiu non volea murì che cchiu ne olea sapì*". Certo la curiosità non le manca!

Mia nonna, classe 1920 o giù di lì, guarda più tv di me e te messi insieme ed è aggiornatissima su tutto ciò che riguarda la cultura televisiva. Con la tele ci parla come ad un vecchio amico di famiglia e nutre per la tv quella reverenza retrò tipica di chi è cresciuto senza sapere cosa fossero le veline e il grande fratello. La televione ai suoi tempi si guardava allo spaccio del paese, da qualche parente particolarmente facoltoso o da qualche signora presso la quale si era impiegate "a servizio". Per cui se qualcosa viene detto in tv da un professore allora deve essere certamente vero.

Nulla di sbagliato nell'inciso che le femmine possano essere gay, il problema è nell'avverbio di tempo "adesso", e sul termine gay utilizzato per le donne lesbiche il movimento separatista avrebbe qualcosa da ridire.

sabato 25 dicembre 2010

Ho smesso di credere a Babbo Natale

"Passate le feste senza quattrini e dolori di testa". Nonna Maria


Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo tre anni. I miei genitori non sapendo cosa comprarmi mi portarono al negozio di giocattoli a scegliere il mio regalo. Così la settimana successiva all'asilo furono tre le cose che non capivo: perchè gli altri bambini non sapevano cosa c'era nel loro pacco; perché non riconoscevano il bidello che si era travestito con un abito bianco, rosso e come mai Babbo Natale arrivasse di giorno, varcando la porta per giunta. La notte di Natale seppi con certezza che Babbo Natale non esiste perché non seguirono altri regali a quello che avevo già scelto. Avevamo in casa persino il camino per cui nessuna scusa giustificava la maleducata e precoce assenza. La settimana dopo di qualche anno successivo mia madre di ritorno dal lavoro diede a me e mio fratello delle caramelle per la befana e io le feci notare che avrebbe potuto fare finta d metterle in una calza. Tanto è. Nella mia infanzia c'è stato poco posto per Santa Claus e simili. Ah dimenticavo il regalo che scelsi fu un pianoforte per bimbi al quale mio fratello appena ne fu capace pensò bene di strappare tutti i tasti. Finisce lì la mia propensione per il magico e per la musica.

mercoledì 22 dicembre 2010

Inaudita sofferenza

"Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini". Alda Merini



Queste mura oblique mi si poggiano addosso divenendo familiari. Mi ci rifugio e metto su casa. Ho attraversato nuovamente la follia. Ora sostanze psicotrope anestetizzano la soglia dell'inaudita sofferenza. Posso intanto curarmi con le odorose spezie che condiscono le cene di debutto della nuova casa. Gli amici si avvicendano contribuendo a lasciare odori, complimenti, emozioni che scalfiscono quello che era l'asettico aroma di nuovo.

(Foto di Alison Brady)

lunedì 20 settembre 2010

Come connettere Ozpetek al Mulino Bianco

"Non si può scendere così profondamente in se stessi, non si può attingere dal fondo originario dove tutte le forze riposano ancora intrecciate, tutti gli opposti non ancora dissociati, senza avvertire in sè anche la felicità o il tormento nella loro misteriosa connessione". Lou Andreas Salomé

Domenica 19 settembre 2010. Sarà una data da ricordare, da commemorare e celebrare. Come dice mio padre abbiamo fatto un'altra tappa e ora siamo doppiamente felici. Il padre di S. dice che ci siamo regalati una giornata bellissima. Credo che uno degli elementi che costituiscono l'estetica dell'avvenimento che abbiamo congiuntamente vissuto ieri io e S. insieme ai nostri genitori, sia la normalità, quella normalità da Mulino Bianco che si tinge però di uno straordinario gusto esotico. Uguali al resto del mondo ma unici e diversi.

Anello al dito e incontro congiunto dei suoceri sono elementi poco consueti nella vita di una coppia lesbica... anni e anni di emancipazione dal modello eterosessista e preziose pillole di femminismo buttate al fiume nel momento in cui i nostri genitori si stringono la mano, si sorridono e si pacciono. I padri, riconosciutisi subito complici, si spalleggiano e si confidano i segreti dell'orticoltura. Le madri fanno eco con lo scambio di segreti culinari e ricette di ogni tipo. Bellissimo e benissimo ricoreranno spesso nei nostri resoconti della giornata. Fioccano i superlativi e le risate di gusto. Pensavamo di girare una scena alla Ozpetek invece oramai non c'è più posto per i tormentoni e le macchiette tipiche del mondo gay e l'ironia imperante ha piuttosto il gusto di casa Vianello... E intanto la nostra amica C. cominicia a preparare la veletta.

(Foto di Chris Haughton)

venerdì 17 settembre 2010

Zero

"Lo zero è il potenziale di ogni forma di vita" Sonia Ducie

Lo zero è come il nero poichè contiene tutti i colori. Zero è il livello della strada in una città come Roma. Lo zero è il vuoto creativo da cui si genera ogni cosa. Nello zero solo apparentemente sembra non succedere nulla, così come nell'ozio; eppure ozio e passività non coincidono. Gioco, studio e lavoro si confondono nella post-modernità perchè dopo che le macchine ci hanno rubato i lavori più ripetitivi a noi moderni, così come agli agiati antichi romani non resta che intendere l'ozio come lo spazio e il tempo della speculazione intellettuale e della creatività. Ozio creativo dice De Masi. Ora che il mio periodo di vacanze è volto al termine posso ben dire che mi dibatto tra otium e negotium e mentre riprendo ad occuparmi dei miei affari una spirale evolutiva procede dentro di me come le talpe che stanno scavando i tunnel della nuova linea metropolitana sotto lo zero della strada. Porre lo zero a livello strada è una pura astrazione ed arbistraria per giunta! Un regista americano ha messo al collo del suo gatto Cooper una fotocamera automatizzata che scatta una foto ogni 2 minuti, se potessi sposterei i miei occhi a livello dei piedi per essere più vicina allo zero della mia strada. Là dove si snodano le mie radici sta avvenendo un cambiamento secolare e io non vorrei perderlo di vista. Sentirlo con gli altri sensi è dolore puro allora io lo azzero. Lo zero non è nè positivo nè negativo.

(Foto di Darren Holmes)

lunedì 19 luglio 2010

Questo non è possibile.

"E' più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio" Albert Einstein.


Capita a volte che la tua storia la narra chi guarda la tv.

Capita a volte che la storia non la scrivono nè protagonisti nè testimoni ma i mass media. E la gente. E' capitato a Sylvia Ravera, attivista transgender statunitense divenuta un'icona del movimento gay in seguito ai moti di Stonewall. «La gente dice che sono stata io a buttare la prima molotov», raccontava, «ma non e´ vero. Ho tirato la seconda. Qualcuno mi aveva passato una bottiglia di benzina quando qualcun altro lancio´ la prima. Non sapevo che fare ed uno accanto a me mi disse: "e´ meglio che la tiri", ed io l'ho fatto»*. I mass media e la gente come dicevo hanno fatto il resto.

Non si sa chi fu a lanciare la prima molotov quella notte del 28 giugno 1969, certo è, come dice Leslie Fenberg «La rivolta al Greenwich Village di New York fu guidata dai più oppressi della comunità LGBT, persone di colore, adolescenti, transgender e transessuali, barboni, poveri e quindi emarginati nel mondo del lavoro, tanto che la prostituzione era l'unica fonte di reddito per molti di loro»**. Neanche 25 giorni dopo, 20 luglio 1969, i primi passi dell'uomo sulla luna.

La luna. Capita di andare al pride nazionale a Napoli e subito dopo alla festa del Santo patrono. Senza navicella spaziale e senza riprese televisive capita che in poche centinaia di chilomentri il gesto eroico di una madre che sale su un carro Agedo viene spazzato dal silenzio della sopravvivenza al luogo comune, nel luogo comune, un paesetto di solo poche anime.

Capita di pensare a Sylvia Rae Rivera
che sfilò al "World Pride" del 2000 a Roma quasi inosservata, come riporta Massimo Consoli. Capita anche che degli amici appena conosciuti vogliano convincerti che il pride è nocivo per "voi", per l'immagine che date mentre siete al pride. E tu dimmi ci sei mai stato al pride? No, ma l'ho visto tante volte in televisione. In televisione... tante volte ma hai visto sempre le stesse immagini di repertorio. Non avrai certamente visto mia madre felice ed orgogliosa tra gli altri genitori Agedo. Questo non è possibile.

Capita di rientrare infine di sera e chiacchierare del più e del meno con dei vicini di casa al fresco del cortile. Capita che chiedano, come stanno i genitori? Bene, grazie, finalmente sono rientrati in casa, la casa dove io sono cresciuta. Sono rientrati adesso evidentemente per loro scelta. No, la casa non era raggiungibile per via delle macerie che sono state rimosse solo da poco. Questo non è possibile. Come spiegare loro la luna se il dito mediatico produce un'eclissi?

Questo non è possibile. Eclissi. Si apre la possibilità della gente di narrare la tua storia mentre tu che ne sei il protagonista sei inesorabilmente destituito dalla facoltà di narrare il vero. La TV narra il verosimile (o l'inverosimile!) ed a questo che i più si attengono. Allora al pride dell'uomo comune sfilano tutti col culo di fuori, depravati! e gli aquilani sono arrabiati e pericolosi perchè ingrati. Ecco pronto il pregiudizio. Ed ecco compromessa l'intelligenza collettiva.



* http://www.radiokcentrale.it/articolinuovaera/sylviarivera.htm
** http://www.workers.org/ww/2004/prideseries10603.php

Doppia valenza

"In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei"


Riaffiorano a raffiche disordinate i ricordi della mia infanzia. Colpiscono soprattutto quando il giorno si muta nella notte e allora non visti mi ballano addosso. Il dubbio mio unico scudo. Come un meticoloso costruttivista mi chiedo quale sia rapporto c'è fra conoscenza e realtà. Perchè tanta crudele stoltezza? Sarò piuttosto io l'artefice di tanta follia? Temo che non lo saprò ora nè mai poichè la realtà oggettiva non esiste. C'è sempre un soggetto - me medesima - che guarda la realtà, la esperisce e la descrive nell'unico modo possibile, soggettivamente.

Allora non potendo conoscere ciò che mi circondò ripiego nel conoscere ciò che da allora tengo stretto dentro la mia pelle, quel concetto astratto che ciascuno chiama Io o me stesso.

- Ho paura della solitudine.
- La solitudine non esiste: siamo sempre sposati a noi stessi.
- Allora voglio chiedere il divorzio e cambiare partner.


Mi faccio guidare nel caos primordiale dalla selvaggia rosa rossa che affonda le sue radici nienteopocodimeno che nel guscio di Kurma-Tortuga, la tartaruga che nel 1984, il 22 maggio per l'esattezza, morì di spavento di solitudine da terremoto. Da allora si face latte, linfa primordiale per nutrire ed offrire alla vista di chi passeggia in via delle Aie in questo periodo, la meravigliosa fioritura della rosa selvatica che poggia su di lei, come nella leggenda indù.

Nel linguaggio dei fiori la rosa selvatica è un fiore dalla doppia valenza, un po' borderline diciamolo! Cresce nei dirupi lì dove altri fiori perirebbero. La doppia valenza dicevamo... la rosa selvatica come le altre rose si caratterizza per sua la bellezza nonché per la soavità del profumo, ma anche per i suoi rami pieni di spine, piccole e aguzze. La rosa, da una parte, invita col suo profumo ad essere avvicinata, dall'altra, si fa scudo con le proprie spine - come io col dubbio - contro chi vuole avvicinarla troppo. Per questo motivo il significato attribuitole nel linguaggio dei fiori è duplice: delicatezza e piacere e al contempo sofferenza e dolore fisico. Da non dimenticare sono anche le proprietà calmanti e rilassanti associate agli infusi ed estratti ricavati dai petali. La rosa canina, in particolare, sembra si chiami così perchè il suo infuso può calmare il morso della rabbia del cane. Quanti infusi di rosa sorseggierò per curare il morso di questa rabbia? ...e quando l'avrò conosciuta tutta conoscerò anche l'Universo e gli Dei?

(Foto di LIcena)

sabato 3 luglio 2010

Ricordati di dimenticare

"Devi raccontare la tua storia e poi devi dimenticarla". Louise Bourgeois


Sogno di svegliarmi in una nuova casa. Piena di luce. Odori e voci entrano dalle finestre come un richiamo alla vita. A piedi nudi avanzo con passo sicuro e al contempo saltellante. Sento tutta la forza della novità che mi accoglie e mi trascina con sè. Guardo, annuso, ascolto. Arrivo in fondo ad una stanza che dev'essere certamente il salotto. Mi si delinea dinanzi un balcone tanto familiare quanto fuori luogo. Sobbalzo. Mi fermo d'un colpo, disorientata e incerta. Dove sono? La mia nuova casa non ha balconi! Non ci sarà posto ahimè, per l'oleandro dai fiori fucsia che potrà fiorire solo nel ricordo del balcone di mia nonna.

Murray Bowen sosteneva che per andare avanti bisogna a volte tornare indietro e prescriveva ai suoi allievi come parte del training di formazione di terapia familiare il "viaggio di ritorno a casa" supervisionato da un terapeuta. Casa. Eccomi già risucchiata da una sorta di spirale ermeneutica, in un processo interminabile di avvicinamento alle parti che compongono il tutto senza per questo poter ancora raggiungere l'integrità. Se è vero che la casa è simbolo del proprio mondo interiore la spirale si fa talmente ampia da coinvolgere la mia prima casa, l'utero materno, e la casa che agogno di riscattare: il mio corpo in nuda proprietà.


Ma torniamo all'oleandro sul balcone di mia nonna. Nel linguaggio dei fiori l'oleandro simboleggia "l'oblio", significato che gli è stato attribuito probabilmente per le sue proprietà tossiche. Regalare fiori di oleandro, o portarne addosso un mazzolino, può voler dire quindi soltanto: "ti ho dimenticato".

Adornerò allora la mia nuova casa con mazzolini di oleandro e avrò cura di ricordare l'importanza di dimenticare.

Tutto cominciò così...



“Credo che questo periodo della mia vita sia meritevole dell’apertura di un blog, ma non vorrei mettere le mie cose private alla mercé di tutti.” F.
“Scriviti delle lettere e inviatele al mio indirizzo. Io te le conservo e quando vuoi te le rendo”. S.
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