venerdì 29 aprile 2011

Vicinato in festa

"Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa".  George Carlin
 
Sabato prossimo andrò alla Festa del vicinato nel mio nuovo quartiere. La Giornata Europea del Vicinato nacquea Parigi nel 1999 con lo scopo di rafforzare i legami di prossimità e di solidarietà tra i vicini di casa per combattere l'individualismo, l'isolamento e l'anonimato. 

E' un'occasione per restituire il sorriso al proprio condominio, conoscere meglio i vicini, trascorrere insieme un momento di agregazione e sviluppare la solidarietà di vicinato. 

E' inoltre un passo per vivere meglio nel prorpio ambiente quotidiano, un'occasione per avviare progetti in comune: invitare i vicini a condividere un momento di festa intorno ad un buffet, non risolve tutti i problemi della vita in società, ma questo semplice gesto ha un grande potere di innesco favorendo la coesione sociale e creando nuove solidarietà tra le persone che hanno imparato a conoscersi. 

Dalla sua nascita, che vide l'organizzazione di una sola festa, liniziativa si è espansa sino a coinvolgere oltre 5 milioni di persone in tutta Europa.

Coincidenze

"Io, come Dio, non gioco ai dadi, e non credo nelle coincidenze". Albert Einstein

Secondo Jung la "sincronicità" è una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative".

Coincidenza deriva dal latino "cadere insieme" e, infatti, nelle scienze il termine è utilizzato in modo piuttosto letterale ad indicare due raggi di luce che colpiscono nello stesso punto e allo stesso tempo una stessa superficie.

Ci siamo ri-trovati così io e M. alla fermata del 105. Compagno di università ora lo riscopro vicino di casa. Di tutte le strade che potevamo percorrere in questa tentacolare città ci siamo invece caduti addosso senza neanche lo zampino di FB. Bentornato M.!

mercoledì 27 aprile 2011

Effetto vicinato

"Alla casa dà valore il suo vicino". Proverbio italiano

Nel gergo del marketing, l'espressione "effetto vicinato" o "effetto neighbourhood" indica la tendenza secondo la quale persone aventi (1) abitudini di consumo e (2) uno stile di vita simili tendono a insediarsi negli stessi quartieri o zone territoriali. 

Vediamo alcune curiosità su questi termini.

Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Journal of Consumer Research, la lettera alfabetica del nostro cognome formerebbe le nostre abitudini di consumo. Gli eccessi incontrollabili di shopping deriverebbero dall’avere un cognome che inizia con le ultime lettere dell’alfabeto. Chi è stato abituato ad essere percepito come ultimo cerca una sorta di rivalsa, vuole arrivare primo e questo suo desiderio trova appagamento quando riesce ad acquisire oggetti che vengono considerati di un certo valore per quanto riguarda il benessere e lo status sociale.

Lo stile di vita, concetto coniato dallo psicologo Alfred Adler, si formerebbe intorno all'età di cinque anni mutuato dagli avvenimenti e dalle figure genitoriali. Lo stile di vita è l'impronta, unica e inimitabile, che caratterizza ogni individuo. Vi confluiscono i tratti del comportamento, i pensieri, le idee, le opinioni, le emozioni e i sentimenti, risultanti dal compromesso fra esigenze individuali e istanze sociali. Il modo in cui affrontiamo i problemi esistenziali riflette il nostro stile di vita. 

Se questo quartiere-paese che è la Marranella fosse un bimbo di cinque anni sarebbe certamente meticcio, chiassoso, saprebbe parlare una commistione di lingue e si dibatterebbe in una stratificazione di culture che tentano di coesistere in lui.






martedì 26 aprile 2011

Tra Auschwitz e l'Ikea.

"Si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano". Tommaso Giartosio

Passeggio sempre volentieri nell'area pedonale del pigneto tra il semaforo e il ponticello anche perchè mi piace guardare le diverse forme espressive della street art che si catalizzano sui muri di questo fazzoletto di strade e fanno pendant con le persone mezze sbronze che bivaccano sedute a terra. 

Se avessi passeggiato ieri mattina sul ponticello mi sarebbe venuto certamente un colpo, come a molti passanti e abitanti di zona. Sarei certamente anch'io rimasta con un punto di domanda in fronte. "Work will make you free" avrei letto... il lavoro ti renderà libero... e avrei notato l'assonanza fonemica e visiva con la scritta che imperava all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

Qualcuno più tardi ha collegato la scritta con una striscione che è apparso sullo stesso ponte qualche ora più tardi sulle morti bianche. Per cui si ipotizza che un gruppo di precari abbia voluto sottolineare il parallelismo tra i morti ai campi di concentramento e quelli sul luogo di lavoro. Di qui si spiegherebbe anche l'inglese che sarebbe la lingua delle multinazionali... che confusione semantica!

Multinazionali... Pasolini vide nella spirale dei consumi basata su bisogni creati artificiosamente un meccanismo che stritola culture e valori differenziati che rende gli esseri umani identici e interscambiabili in un processo di omologazione della società dei consumi.

Italia, che Italia è questa che ha bisogno di una multinazionale per ricordare la pluralità delle forme di famiglia... quando ero giovane mi dissero che essere gay o lesbica era inevitabilmente una questione politica, ora essere gay o lesbica è diventata una questione di marketing. Che tristezza.

lunedì 25 aprile 2011

Buon anno... babilonese!

La festa del Navigium Isidis si festeggiava il primo giorno di primavera, ovvero in corrispondenza della prima luna nuova dell’inverno dopo l’equinozio invernale. Il nuovo anno cominciava con la rinascita della Terra, cioè con la primavera.

La nave di Iside, il Navigium Isidis, era un rito in maschera molto festoso dedicato alla vicenda della dea Iside. La festa consisteva in un corteo in maschera in cui un'imbarcazione di legno veniva ornata di omaggi floreali. Con la tradizione cattolica il Navigium Isidis è stato diviso in Pasqua (resurrezione dello smembrato dopo l'equinozio di primavera), e Carnevale  (carrus navalis, la processione delle maschere).

Per tornare ad Iside, l’antico mito egizio narra di Iside, sorella madre e sposa di Osiride. Osiride viene ucciso dal fratello Seth (Tifone) e il suo corpo viene smembrato. Iside va in cerca delle parti del corpo di Osiride e le ritrova tutte, le ricompone, vi soffia la vita e Osiride risorge. Il mito sarebbe un’allegoria astrologica dove Osiride è il Sole che muore\tramonta in mare, colorandolo di rosso\sangue; Iside è la Luna, che di notte segue il tragitto del marito per ritrovarlo e riportarlo in vita. Il mattino, infatti, il Sole risorge.

La celebrazione della vicenda di Iside venne diffusa nella religione romana in tutto l'impero verso il 150 d.C. Nel quarto secolo, la festa del Navigium Isidis venne spostata indietro di 40 giorni (quaresima) perché non si sovrapponesse alla Pasqua, che ne aveva preso il posto; e fu edulcorata in carnevale. La Pasqua è ciò che resta di una parte della festa isiaca (la resurrezione dell’iniziato), il carnevale è ciò che resta dell’altra parte della festa (la processione delle maschere fino al mare).

Nella festa di capodanno, i babilonesi sacrificavano un agnello, come noi a Pasqua. Le stazioni della passione di Cristo (percosso, coronato, crocefisso, sepolto) e la successiva resurrezione (celebrata come Pasqua, la festa che ha preso il posto del Navigium Isidis) ricalcano il percorso iniziatico del culto isiaco. La Pasqua è il Navigium Isidis hanno una data variabile, legata alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera. La Chiesa, nonostante tutti i rimaneggiamenti, non è riuscita a eliminare questo indizio che ci porta al mito di Iside.

(Tratto e rimaneggiato da http://www.danieleluttazzi.it/node/941)

venerdì 22 aprile 2011

Tamara de Lempicka e la cultura lesbica.

"Per sopravvivere devi usare corpo e sessualità”, Tamara de Lempicka.

(Preparazione alla mostra Tamara de Lempicka Regina del Moderno, Complesso del Vittoriano, 11 marzo 2011/03 luglio 2011, Roma - 1.0)

Tamara de Lempicka dipinge la donna e l'eros femminile con uno stile d’avanguardia, che può essere definito Art Decò, uno stile luminoso e fotografico, antesignano delle passerelle di moda trasgressive della nostra epoca.

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, con la nascita della cosiddetta "questione omosessuale", e parallelamente alla nascita del movimento delle suffragette, si assiste all'esplosione della Cultura lesbica. È il periodo del Bloomsbury Group di Virginia Woolf, di Natalie Clifford-Barney, Gertrude Stein, Vita Sackville-West, Radclyffe Hall, Frida Kahlo, Eleonora Duse, Colette, Djuna Barnes, Liane de Pougy, Sibilla Aleramo e molte altre ancora: quasi tutte artiste, tutte dichiaratamente lesbiche o bisessuali. Tamara de Lempicka è tra queste e la sua arte è stata adottata negli anni '70 dalla cultura lesbica.

La cultura lesbica è stata per lungo tempo all'interno del grande filone della cultura femminile e, più specificatamente, della cultura delle donne. Per molti anni, la cultura di scrittrici, musiciste, poete lesbiche si è mimetizzata all'interno della cultura delle donne. Solo in tempi più recenti alcuni studi hanno identificato molte protagoniste della cultura del '900 come lesbiche o bisessuali. Tamara de Lempicka è una di queste.

Tamara conosceva Pablo Picasso, Jean Cocteau, e André Gide, ma era famosa soprattutto per la sua prorompente vita sessuale, era bisessuale, e la sue storie con uomini e le donne erano sempre motivo di scandalo. De Lempicka era una persona molto fisica. Il suo primo amore con una donna fu probabilmente con Ira Perrot, che posò per lei e la portò in Italia pagando tutte le spese.

In Italia l’artista oltre a scoprire i dipinti di Botticelli, frequentò feste lesbiche dove, una volta, sistemò il cibo sul corpo nudo di una donna e lo mangiò lentamente definendolo il suo "midnight meal." Durante i numerosi viaggi in Italia fece parte del circolo che includeva Violette Trefusis, l’amante di Vita Sackville-West, e Colette.

Queste donne apprezzavano la bisessualità ed ebbero molte relazioni sia con uomini che con donne.

Per quanto riguarda la sua produzione artistica Tamara de Lempicka ha spesso utilizzato elementi formali e narrativi nella sua galleria ritratti femminili e studi di nudo atti a produrre effetti di sopraffazione del desiderio e della seduzione.

Ottuagenaria, conservò il culto della personalità eccentrica e del Moderno. Ai pranzi voleva intorno solo gente giovane, per sentirsi viva, a cui raccontava le bizzarrie dei suoi anni folli non facendo mai mistero sul fatto che aveva amato sia uomini che donne.

Risulta innegabile il fascino di una vita divisa tra genio e sregolatezza che, per una volta, non hanno portato al suicidio o al sacrificio ma che anzi la contessa Tamara de Lempicka ha saputo condurre e governare fino alla non indifferente età di ottandue anni ritirandosi nel paradiso terrestre di Cuernavaca, in compagnia di un maggiordomo-compagno molto più giovane ed omosessuale.

(Fonti web) 

martedì 5 aprile 2011

Dell'aiutare Ciak #2

"Non urlare per chiedere aiuto di notte. Potresti svegliare i vicini". Stanislaw Jerzy Lec

Per aiutare gli altri bisogna saper affrontare le proprie stesse miserie. La richiesta d'aiuto innesca, pertanto, un processo di cambiamento reciproco dove ciascuno è chiamato a cambiare se stesso, per sè o per l'altro. C'è una spiegazione fisiologica della capacità dell'uomo di aiutare l'altro: i neuroni specchio. Questi neuroni si attivano infatti quando osserviamo qualcuno compiere un'azione che noi stessi conosciamo e abbiamo compiuto in passato. Un vero e proprio rispecchiamento , come nel gioco dei bambini di imitare le smorfie. Così se guardiamo la foto in alto a sinistra attraverso il sistema specchio si attivano gli stessi neuroni che entrano in funzione quando tendiamo una mano. I neuroni specchio sarebbero alla base dell'empatia ma, per aiutare davvero qualcuno, bisogna anche saper dosare la giusta dose di rispecchiamento e di epochè. L'epochè è intesa come quella capacità di mettere tra parentesi le proprie esperienze e sospendere il giudizio sull'altro. Tutti questi aggiustamenti all'altro richiedono dei sacrifici, anche dolorosi, nonchè una massiccia dose di esercizio. Bisogna affondare nella miseria della propria anima e poi saperla strappare, spogliandosi del proprio egoismo e del pregiudizio. Infine il beneficio di un pieno e soddisfacente contatto con l'altro. Se nella mia esperienza non esiste il dramma che l'altro porta in sè non è possible un rispecchiamento ma occorrà una buona capacità di immedesimazione. Da parte mia ho risalito più volte gli inferi, so cosa significa avere paura di impazzire o temere che il sole non sorga più ad illuminare il mattino. Queste angosce che riguardano il senso stesso dell'essere in vita hanno oscurato paure meno arcaiche e più reali come quella dell'abbandono. Paure che riguardano il vivere hanno soppiantato finalmente le paure del morire. E io torno ad essere quella che sono e ad essere riconosciuta tale.
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