Qualche giorno fa ho intrattenuto uno scambio di messaggi con il blogger DR che cura un bel blog ricco di poesie, letteratura e arte. Lo trovate nel mio blogroll: il canto delle sirene, assolutamente ve lo consiglio! Bene, ora arriviamo a noi, DR ha detto... "quel qualcosa che ci turba senza che noi sappiamo cos'è... è dentro noi o al di fuori?".
Parto dalla riflessione acuta di Emily Dickinson
che ha scritto: "Non è necessario essere una stanza o una casa per essere
stregata. Il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali". In quei corridoi credo che si annidi ciò che più mi turba. A volte ho la sensazione di implodere nei meandri dei cunicoli sotteranei della mia mente. Ciò che mi turba crea un caos tale da annullare ciò che è fuori di me, l'oggettività del mondo cosiddetto reale scompare, per qualche frazione di tempo, più o meno dilatato. Tutto ciò che di me esiste, tutta la mia storia, richiama e reclama l'attenzione - sublime - ma senza seguire un filo logico o temporale coerente. Ciò che è fuori è considerato solo per avvallare la realtà soggettiva e come dice un mio docente faccio quello che lui chiama uno "spezzatino di realtà". La realtà trabocca di significato ma senza avere senso.
Attraverso attimi di angoscia e terrore che mi perturbano e temo che da quel labirinto mentale dove sono finita non uscirò più, costretta a vagare come un viaggiatore errante che ha perduto la sua meta.
Finchè non riesco a trovare uno spiraglio in fondo al tunnel. E' allora che sento di partorire la celeberrima stella che danza. Ma facciamo un passo indietro. Quando sono nel tunnel, o meglio nel labirinto di tunnel, la mia interiorità mi attanaglia ma sono gli altri significativi che mi aiutano con i loro piedi e i loro sguardi a schiacciare il serpente (e sono stati Saru, N. e mia madre), che mi danno pace e mi fanno vedere uno spiraglio di luce. La stabilità dei rapporti. La chiarezza degli intenti. La semplicità delle dichiarazioni quasi fossi una bambina molto piccola che ancora non conosce i significati più complessi della vita e rischia di essere confusa. Sto imparando lentamente e con fatica a voler bene a ciò che ho dentro di me, a quella parte di
me che per la Pimpi dovrebbe essere un mio vanto, la parte che lei
definisce appartenere al genio.
Altre volte mi turba ciò che è fuori dal labirinto di tunnel, come l'ho chiamato. Ma certamente sono quisquiglie in confronto!
ciao, riporto anche qui la risposta che ho lasciato sul mio blog:
RispondiEliminabella questa interazione, mi è piaciuta... credo che tutti noi siamo in un tunnel e cerchiamo o siamo attratti dalle luci che possano illuminarci ed evitare gli agguati.
Daniele