lunedì 23 gennaio 2012

Dentro o fuori? In risposta a DR

"Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te". Friedrich Wilhelm Nietzsche

Qualche giorno fa ho intrattenuto uno scambio di messaggi con il blogger DR che cura un bel blog ricco di poesie, letteratura e arte. Lo trovate nel mio blogroll: il canto delle sirene, assolutamente ve lo consiglio! Bene, ora arriviamo a noi, DR ha detto... "quel qualcosa che ci turba senza che noi sappiamo cos'è... è dentro noi o al di fuori?". 

Parto dalla riflessione acuta di Emily Dickinson che ha scritto: "Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata. Il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali". In quei corridoi credo che si annidi ciò che più mi turba. A volte ho la sensazione di implodere nei meandri dei cunicoli sotteranei della mia mente. Ciò che mi turba crea un caos tale da annullare ciò che è fuori di me, l'oggettività del mondo cosiddetto reale scompare, per qualche frazione di tempo, più o meno dilatato. Tutto ciò che di me esiste, tutta la mia storia, richiama e reclama l'attenzione - sublime - ma senza seguire un filo logico o temporale coerente. Ciò che è fuori è considerato solo per avvallare la realtà soggettiva e come dice un mio docente faccio quello che lui chiama uno "spezzatino di realtà". La realtà trabocca di significato ma senza avere senso.

Attraverso attimi di angoscia e terrore che mi perturbano e temo che da quel labirinto mentale dove sono finita non uscirò più, costretta a vagare come un viaggiatore errante che ha perduto la sua meta.

Finchè non riesco a trovare uno spiraglio in fondo al tunnel. E' allora che sento di partorire la celeberrima stella che danza. Ma facciamo un passo indietro. Quando sono nel tunnel, o meglio nel labirinto di tunnel, la mia interiorità mi attanaglia ma sono gli altri significativi che mi aiutano con i loro piedi e i loro sguardi a schiacciare il serpente (e sono stati Saru, N. e mia madre), che mi danno pace e mi fanno vedere uno spiraglio di luce. La stabilità dei rapporti. La chiarezza degli intenti. La semplicità delle dichiarazioni quasi fossi una bambina molto piccola che ancora non conosce i significati più complessi della vita e rischia di essere confusa. Sto imparando lentamente e con fatica a voler bene a ciò che ho dentro di me, a quella parte di me che per la Pimpi dovrebbe essere un mio vanto, la parte che lei definisce appartenere al genio.

Altre volte mi turba ciò che è fuori dal labirinto di tunnel, come l'ho chiamato. Ma certamente sono quisquiglie in confronto!


1 commento:

  1. ciao, riporto anche qui la risposta che ho lasciato sul mio blog:

    bella questa interazione, mi è piaciuta... credo che tutti noi siamo in un tunnel e cerchiamo o siamo attratti dalle luci che possano illuminarci ed evitare gli agguati.

    Daniele

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