“Se non gestisci la tua vita, qualcun altro lo farà per te”, John Atkinson.
Il profumo dolce amaro dei gelsomini e il colore del glicine ha
guastato il mio sonno. E' strano, è solo un giorno che
sono qui, eppure mi manca la grande pianta di gelsomino su via La Spezia a ridosso dello studio e
l'enorme pianta di glicine che si staglia contro il muro rosso mattone
della Casilina Vecchia che attraverso per aspettare il bus che mi porta a casa. Mi mancano i riferimenti, non
la quotidianità, non quella di casa.
Oggi pomeriggio dopo i lavori del meeting che mi hanno portato a Tallinn ho fatto un giro guidato della città
vecchia. Una città medioevale contesa fra tedeschi, russi e polacchi. Le
mura di cinta, le torri, i vecchi palazzi sembrano parlare una lingua
antica e sconosciuta. Ma tutto è stranamente fermo e rallentato in una
città così piccola, una calma che invita alla riflessione interiore.
E dentro ho il mare in tempesta, l'estate e l'inverno si contendono a duello il sopravvento. E nessuno vince. Nessuna tregua. Ho una frenesia che sfocia nella pace. Una pace da conquistare che va raggiunta ed espugnata alla noia, alla scontatezza, alla sicurezza persino. Conoscete quella poesia di Emily Dickinson che parla di avvolere in gomitoli i mesi? Ecco come vorrei fare del passato anno un feltro... lana cotta di giornate maneggevoli da tenere in mano e guardare in prospettiva.
Voglia di prendermi un anno sabbatico dalle relazioni amorose. Solo pochi e fidati amici insieme ad Alice e il sushi fatto in casa.
Finché mi sarà consentito dalla vita, spero di essere fra i pochi a godere di Alice e del sushi fatto in casa.
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